Proposte programmatiche e operative in relazione alle indicazioni dell’art. 1 del D.L. 31/12/2024 n. 208.
Il documento contenuto nelle pagine che seguono è l’esito di un percorso par-tecipato e inclusivo, declinato per momenti assembleari e per tavoli tematici che si è avvalso di pareri e proposte espressi da 100 sottoscrittori, che operano nel territorio di Catania e nel quartiere di San Cristoforo, fra organismi sociali ed economici, organizzazioni di rappresentanza, enti del terzo settore, associazioni, fondazioni, comunità educanti, parrocchie, istituti scolastici e comitati di cittadi- ne e di cittadini.
Le assemblee e i tavoli tematici (su specifici argomenti: “cultura e formazione”;“economia e occupazione”; “questioni urbanistiche”; “questioni sociali”) si sono tenuti il27 gennaio, il 7 e il 13 febbraio 2025 presso il Seminario Interdiocesano Regina Apostolorum di Catania (Viale Odorico da Pordenone, 24). Assemblee e tavoli tematicisono stati preceduti dalla stesura del documento Assieme, per San Cristoforo, sottoscritto da 64 firmatari il 18 gennaio 2025 poi dive- nuti 100 (cfr. p. 5 del presentedocumento).
Le azioni prioritarie individuate di seguito nell’ambito dei “Focus 1 – La rigene- razionedegli spazi pubblici e privati per una maggiore vivibilità del quartiere” e“Focus 2 – Lo sviluppo del quartiere fra qualità della formazione, inserimen-to nel mercato del lavoro e promozione dell’inclusione sociale” si collocano efficacemente, a nostro avviso, a valle delle indicazioni dell’art. 1 del D.L. 31 di- cembre2024 n. 208 che prevede, fra l’altro, misure urgenti per fronteggiare, in un’otticaprevalente di prevenzione, situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile.Fermo restando che il quartiere di San Cristoforo, nonostante le condizioni di marginalità socio-economica e culturale e la storica presenza della criminalità comunee organizzata, non deve essere oggetto di un processo di superficiale etichettamentonegativo proprio per la presenza di ampi settori di società civile, di imprenditori, dilavoratori e di nuclei familiari che operano e vivono nella legalità.
Seppur non esaustive dei molteplici e radicati bisogni del quartiere San Cri- stoforo,segnato dalla presenza consolidata, pervasiva ed inquinante della cri- minalità comuneed organizzata, le predette azioni prioritarie, infatti, potrebbero cominciare ad imprimere un’inversione di tendenza.
E ciò grazie ad azioni integrate (anche con l’utilizzo di risorse provenienti da altrefonti di finanziamento) e di supporto che tengano conto dell’esigenza di intervenire nonsolo per evitare che talune risorse pubbliche vengano attratte da circuiti illegali e perversima, soprattutto, di tendere ad una regolazione, anche mediante atti e disposizioni locali,utile a realizzare argini all’infiltrazione illegale o criminale nell’economia locale.
Ciò valga ad esempio per le iniziative pubbliche che tendono ad incoraggiarel’espansione del settore turistico-ricettivo, non soltanto del quartiere in esame.
In tale ottica, da una parte, viene auspicata la previsione di un ‘tetto’ (per- centualeo di altra natura) alle modificazioni di destinazione d’uso a fini turisti- co-ricettivi degli immobili residenziali privati alfine di contenere e governare il
verosimile, conseguente processo di desertificazione del territorio interessato e diemigrazione delle famiglie verso altre aree urbane, intuitivamente più periferi- che (conconnessa rarefazione dei servizi di zona collegati alla loro presenza in un momento incui si prevedono, invece, iniziative di sostegno). D’altra parte, una regolazione dellospecifico settore citato, ad esempio mediante puntuali verifiche e controlli amministrativisugli effettivi titolari delle predette strutture ricettive e dei capitali impiegati, servirebbe ascoraggiare l’eventuale inquinamento del set- tore con risorse oggetto di riciclaggio o, inogni caso, di provenienza criminale.
Non ci si nasconde, peraltro, che talune azioni prioritarie proposte, nello sviluppare l’attenzione alla più spiccata prevenzione sociale, possiedono le potenzialità di uneffetto moltiplicatore in virtù di un auspicabile contagio positivo che potrebberodiffondere fra le giovani generazioni, nelle zone e nei quartieri ‘critici,’ soprattutto limitrofi (Villaggio S. Agata, Librino, Zia Lisa ed altri). A ciò unendo, in un’ottica diprevenzione avanzata, anche l’indubbia, benefica sottra- zione alla criminalità o ad‘ambienti non trasparenti’ di spazi destinati all’econo- mica e alle iniziative della societàcivile. Secondo tale visione devono intendersi le iniziative pubbliche di valorizzazione del commercio, delle lavorazioni e pro- duzioni in settori tradizionali del quartiere (fra glialtri, fiori e marmi sviluppati in dipendenza della contiguità con il Cimitero). In questisettori interventi validi a promuovere la formazione e l’addestramento professionale dellegiovani genera- zioni o di adulti senza lavoro (avendo cura di occuparsi di alcuni stratipiù fragili della popolazione residente, quali donne e cittadini stranieri immigrati),nonché a far emergere attività ‘in nero’ servirebbero a mettere in crisi e contrastare la prevalenza di alcuni gruppi collegati con ambiti opachi o criminali, introducendo elementi di novità e trasparenza nel mercato.
Si colloca in tale prospettiva anche l’auspicata realizzazione nella zona di un ITS(Istituto tecnico Superiore che, come noto, prevede la partecipazione di Scuole, Enti diformazione, imprese, Università ed Enti locali) in relazione a settori artigianali ecommerciali tradizionali, oltre a quelli appena citati, di cui si rileva la progressivascomparsa. Sarebbe di particolare efficacia, infatti, l’introduzione negli ambiti predetti dienergie lavorative ‘non controllate’ da ambienti illegali o criminali che costituirebbe, inoltre, fonte per processi di emancipazione culturale e socio-economica per i quartierilimitrofi e per i giovani nella prospettiva di una formazione professionale attraente.
Con le medesime finalità l’estensione del tempo pieno o prolungato anche ad altri Istituti scolastici della zona rappresenterebbe preziosa iniziativa utile non solo asottrarre i giovani alla ‘logica della strada,’ ma anche ad occuparli in maniera produttivaper gran parte del giorno in un contesto sano in cui possa- no essere coltivateprospettive ed ambizioni positive. Peraltro l’azione in esame sarebbe ancor più utile se,come già sperimentato, avvenisse in una prospettiva di collaborazione fra parrocchie e associazioni, e si svolgessero – accanto ad attività educative e formative dei giovani –iniziative di formazione per le donne (italiane e straniere, talune molto giovani), inun’ottica di emancipazione culturale e lavorativa.
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Documento “Assieme, per San Cristoforo”pubblicato il 18 gennaio 2025
Assieme, per San Cristoforo
“La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte”.
Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel recente messaggio di fine anno.
Queste parole, decise e concrete, segnalano, an- cora una volta, un compito, un dovere non rinviabile di costruttività e di collaborazione richiesto dai citta- dini e dalla gravità della situazione, non solo catane- se, a ciascuno di noi e agli organismi sociali,econo- mici e rappresentativi.
È un ulteriore invito a non abdicare alla richiamata responsabilità sociale e civile avviando e rendendosi disponibili, senza preclusioni, per iniziative e percor- si di collaborazione alla luce della deliberazione del Consiglio dei ministri che, in manieraapprezzabile, il 31 dicembre scorso ha deliberato misure urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza con specificoriguardo a contesti di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile di diverse aree di alcune Città del Paese fra le quali anche ilquartiere di San Cristoforo di Catania.
Per realizzare tali interventi straordinari e urgenti è stata stanziata la somma complessiva di 180 milio- ni di euro, variamente ripartiti nel triennio 2025/2027, ed è stato, altresì, previsto che per gli stessi interventi “si provvede in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto dei
cea,’ del prezioso patrimonio conoscitivo e della co- noscenza dell’ambiente maturata da comunità, realtà associative ed organismi del Terzo settore nel mo- mento in cui, conapprezzabile celerità, viene avviata la predisposizione, entro 60 giorni, del Piano straor- dinario degli interventi da sottoporre all’approvazio- ne del Consiglio dei ministri.
Tale necessaria collaborazione, ovviamente non finalizzata a rivendicare ‘spazi’ deprecabili, nasce, in- vece, dalla corretta attuazione di un’ottica sussidia- ria nella predisposizione daparte degli Enti pubblici delle attività di interesse generale e, in particolare, delle iniziative in ambito sociale indicate dall’art. 1 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice delTerzo settore) soprattutto quando “il coinvolgimento degli enti del Terzo settore” è specificamente finaliz- zato “all’individuazione, da parte della pubblica am- ministrazione procedente, dei bisogni da soddisfare, degli interventi a tal fine necessari e delle modalità di realizzazione degli stessi (…) assieme alla defini- zione (…) di specifici progetti di servizio o di inter- vento (art. 55)”.
E ciò, ricorda il testo normativo, “al fine di soste- nere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concor- rono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la parteci- pazione”.
Quindi questo è il momento in cui occorre oppor- tunamente e tempestivamente ‘coinvolgere’ il Ter- zo settore, le parrocchie e gli altri organismi sociali
principi generali dell’ordinamento” e delle disposi- ‘sfruttando’ la loro consolidata presenza sul territorio
zioni antimafia.
Nel quartiere di San Cristoforo, teatro storico di consolidati gruppi criminali e mafiosi, agiscono da tanto tempo, con una continuità di operosità discreta, organismi del Terzo settore, parrocchie, cooperative, iniziative di volontari ed educatori, gruppi socialiche continuano ad affrontare, in un contesto di particola- re difficoltà, le emergenze educative, le situazioni di povertà ancheculturale, la devianza giovanile, l’ab- bandono e la dispersione scolastica che costituisco- no ‘ferite’ non recenti di quel brano cosìpopoloso di territorio catanese posto nel centro urbano.
Una vera e propria ‘periferia’ sociale, economica e culturale.
La speranza di riscatto delle persone e delle fa- miglie di quel quartiere così fortemente ferito non è stata abbandonata: adalimentarla hanno contributo da decenni volontari, gruppi e parrocchie che non sono mai stati in un’attesa inoperosa, come hagiustamente sottolineato il Capo dello Stato nel re- cente messaggio.
Ora le urgenti iniziative decise dal Governo non possono non avvalersi della lunga esperienza ‘in trin-
in quanto “costituiscono una rete capillare di vici- nanza e solidarietà, sensibile in tempo reale alle esi- genze che provengono dal tessuto sociale”.
Questi organismi “sono in grado di mettere a di- sposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati infor- mativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e concosti organizzativi a proprio carico) sia un’im- portante capacità organizzativa e di intervento: ciò che produce spesso effetti positivi sia in termini di risparmiodi risorse che di aumento della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate a favore della so- cietà del bisogno”.
Così si esprime la Corte Costituzionale nella ben nota sentenza 131/2020 (depositata il 26 giugno 2020) con cui il Supremo Consesso ha reimpostato, in termini sussidiari, ilrapporto fra pubblica ammi- nistrazione e organismi del Terzo settore con riguar- do a numerosi e pregnanti settori di intervento di in- teresse generale per il perseguimento, senzascopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
“Il citato art. 55 (…) rappresenta”, così, “una delle più significative attuazioni del principio di sussidia-
rietà orizzontale previsto dall’art. 118, quarto com- ma della Costituzione”.
Viene delineata, in tal modo, “un’originale e inno- vativa forma di collaborazione” fra Terzo settore ed enti pubblici,anche mediante “una vera e propria procedimentalizzazione dell’azione sussidiaria”, che va a tutto vantaggio dell’efficacia e dell’economi- cità degli interventi che si stanno urgentemente predisponendo per il quartiere di San Cristoforo.
In tale ottica di collaborazione costruttiva, pre- vista dalle norme citate che sono state indicate dalla Corte Costituzionale qualiprincipi dell’Ordinamento nazionale (e, quindi, come tali non derogabili), gli odierni decisori non possono che avviare tempesti- vamente le iniziative volte a coinvolgere, assieme, il Terzo settore, gli organismi associativi, sociali ed isti- tuzionali nell’urgente individuazione dei bisogni da soddisfare e degli interventi a tal fine necessari.
Riteniamo che, d’altra parte, la partecipazione a disegnare alcune, urgenti iniziative a vantaggio della popolazione che vive aSan Cristoforo costituisca un vero e proprio diritto-dovere “perché l’esercizio del- la democrazia non si riduce ad un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del propriovoto nelle urne nelle occasioni elettorali”, come efficacemente affermato dal Presidente Mattarella nel corso della recenteassise a Trieste dei cattolici in Italia.
Il futuro di San Cristoforo, degli altri quartie- ri, dell’intera Città e del nostro Paese richiede una
riscoperta e valorizzazione del ruolo delle comuni- tà (associazioni, movimenti, sindacati, gruppi politici, organizzazioni sociali di svariata ispirazione, econo- miche, produttive e dirappresentanza) chiamate a promuovere un vivo e proficuo rapporto fra cittadini e Istituzioni.
Le relazioni sociali e istituzionali, così rigenerate e decisamente segnate da una proiezione verso la realizzazione del bene comune, non costituiscono, quindi, un ostacolo o unrischio di appesantimento e di ritardo ma momenti essenziali di collaborazione e di costruttività comune.
Progettare per il bene comune richiede un’azione articolata e sistematica fondata sull’interazione fra la dimensione istituzionale delle politiche pubbliche e la dimensione sociale delle pratiche comunitarie. Quando un territorio è destinatario di azioni di cura e organizzazione e le forme di regolazione ne difen- dono la de-mercificazione e ne incentivano l’acces- sibilità, gli spazi pubblici arrivano anche a generare nuove forme di solidarietà e mutualismo, fornendo ai cittadini la possibilità di riappropriarsi del territorio urbano in modi che trascendono la chiusura in co- munità escludenti.
È questo il vero senso della sussidiarietà: la messa a sistema del contributo di tutti, realtà socia- li, istituzionali, economiche e rappresentative che si impegnano a coordinare le loro azioni in funzione dell’obiettivo del bene della comunità catanese.
Da qui si riparte, assieme e senza indugio.
- Cantiere per Catania
- Parrocchia Beata Vergine Maria Assunta
- Associazione Cappuccini
- Parrocchia Santa Lucia al Fortino
- Parrocchia Santa Maria delle Salette
- Movimento Lavoratori Azione Cattolica
- Parrocchia Santi Cosma e Damiano
- Serra Club Catania
- Caritas Diocesana
- Archè Impresa Sociale
- U.G.L. Segreteria provinciale di Catania
- Ass. Laicale Fratern. Nostra Signora d. Sciara
- Movimento Rinascita Cristiana
- Suore Serve della Divina Provvidenza
- Ist. Comprensivo Statale “Rita Atria”
- Associazione Italiana Maestri Cattolici
- Parrocchia Sacro Cuore ai Cappuccini
- Parrocchia SS Crocifisso della Buona Morte e San Berillo in Santa Maria degli Ammalati
- Coord. Povertà educativa e disagio minorile
- U.I.L. camera sindacale territoriale Catania
- Famiglia Salesiana Catania
- Agesci Zona Etnea
- Comunione e Liberazione Catania
- Banco Alimentare della Sicilia
- Ordine Francescano Secolare
- Parrocchia Angeli Custodi
- Movimento “Pro Sanctitate” Catania
- Movimento dei Focolari Catania
- Centro Astalli
- Movimento Ecclesiale Impegno culturale
- Comitato Popolare Antico Corso
- Ass. Cooperatori Istituzione Teresiana Catania
- UNICEF – Comitato provinciale di Catania
- CONFCOOPERATIVE
anche in rappresentanza di:
- Arcobaleno Victorine le Dieu soc. coop. soc.
- A.S.A.R. soc. coop. soc.
- Centro Nazareth soc. coop. soc.
- Centro Orizzonte Lavoro soc. coop. soc.
- Cons. solco rete d’imprese sociali soc. coop. soc.
- Controvento soc. coop. soc.
- Marianella Garcia soc. coop. soc.
- Mosaico soc. coop. soc.
- Solidarietà che passione soc. coop. soc.
- Team ti educa a migliorare soc. coop. soc.
- Delfino soc. coop. soc.
- Officine Culturali impresa sociale soc. coop.
- Comunità di Sant’Egidio
- Azione Cattolica Italiana Diocesi di Catania
- Punto Pace Pax Christi
- Associazione Memoria e Futuro
- Ist. Comprensivo Statale “Cesare Battisti”
- Cooperativa Prospettiva
- Fondazione “Francesco Ventorino”
- CittàInsieme
- Fondazione Èbbene
- Compagnia delle Opere Sicilia
- Ist. Comprensivo Statale “Dusmet-Doria”
- C.I.S.L. Unione Sindacale Territoriale Catania
- diametro – diario metropolitano futuro presente
- Ist. Comprensivo Statale “San Giovanni Bosco”
- ACLI Catania aps
- Parrocchia Sacro Cuore di Gesù al Fortino
- CGIL-Segreteria prov.le Catania
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Nota metodologica
Alle proposte programmatiche e operative, redatte in relazione alle indica- zionidell’art. 1 del D.L. 208/2024, si è approdati – come ricordato in preceden- za – tramiteun percorso di lavoro ispirato all’idea di una progettazione parteci- pata, inclusiva,collaborativa e condivisa pertanto, si è avuto cura di analizzare il quartiere di San Cristoforo per le sue specificità, ma senza trascurare che si tratti della “parte di untutto”, ossia la Città di Catania.
Si è tratto di un percorso per fondato su un’idea di città quale bene comune che siavvale di dinamiche dell’agire sociale e individuale, nonché di processi di riappropriazione e di risignificazione dei luoghi da parte della cittadinanza orga- nizzata e non. Le opportunità di trasformazione di un quartiere, quale parte di una città,possono essere – com’è stato per il percorso sintetizzato in questo documento – straordinari laboratori di confronto per i cittadini, che porta con sé il vantaggio civile diun’argomentazione pubblica delle scelte politiche e tecni- che in base alle quali i luoghi incui viviamo si trasformino in modo responsabile e sostenibile dal punto di vista culturale,economico, sociale e fisico-ambientale.
L’agire partecipato è stato accompagnato da un’analisi quanti-qualitativa se- condoun approccio sociologicamente orientato che ha analizzato il quartiere San Cristoforo datre angoli di osservazione. La prima prospettiva ha interessato la morfologia socialedella Città e ai processi di differenziazione e specializzazione dei territori che lacompongono, guardando il quartiere in questione come un’u- nità del sistema urbano dicui classificare le caratteristiche e le variazioni relati- vamente a diversi indicatori sullapopolazione residente, la struttura urbanistica e abitativa, la ciclicità temporale delleattività e delle funzioni prevalenti. Una secon- da prospettiva ha guardato al quartierecome ad un sistema di relazioni informali e formali sviluppato dagli attori locali (individui,gruppi, istituzioni), con un’atten- zione alle caratteristiche delle reti sociali, ai processi direciproco riconoscimen- to e distinzione e di inclusione/esclusione, e agli effetti che nediscendono sulle opportunità di vita degli abitanti (stratificati per differenti dimensionisocio-demo- grafiche). La terza prospettiva ha concepito il quartiere come luogo cheemerge dai processi di organizzazione, fruizione e appropriazione dello spazio da parte di individui e gruppi, producendo schemi percettivi dell’ambiente urbano, perimetra- zioni,analisi delle forme di appartenenza, identità e radicamento locale.
Le analisi statistiche sulla porzione di territorio del quartiere San Cristoforo si sono basate sull’unità territoriale minima secondo ISTAT, ossia la sezione di censi- mentodefinita da ISTAT come “l’unità minima di rilevazione del comune sulla cui base èorganizzata la rilevazione censuaria. È costituita da un solo corpo delimi- tato da unalinea spezzata chiusa […] la somma di tutte le sezioni di censimento ricostruisce l’interoterritorio nazionale”. Le sezioni di censimento sono fondamen- tali per l’organizzazione e laraccolta dei dati censuari. Nel corso degli anni, il nu- mero di sezioni di censimento èaumentato in modo significativo con riferimento all’Italia, si è passati dalle circa 403.000sezioni nel 2011 alle oltre 756.000 sezioni del 2021, registrando un incremento di quasil’88%, consentendo una suddivisio- ne dettagliata del territorio, facilitando l’analisistatistica a livello locale.
Nel caso in questione la sezione di censimento è stata fondamentale per de- finire iconfini del quartiere San Cristoforo (suddividendolo in 202 sezioni) e per elaborare datisocio-demografici disaggregati a livello micro.
Infine si è avuto cura di soffermarsi sul concetto-processo di vulnerabilità sociale evocato dall’art. 1 del sopracitato decreto legge, riconducendolo all’in- debolimento diquattro dimensioni centrali per il vissuto di una collettività, evi- tando di circoscriverlo alla sola componente della riqualificazione spaziale/ ambientale: a) l’ampliarsi delfenomeno delle povertà educative, da non ricon- durre esclusivamente alla dispersionescolastica, ma più in generale al trovarsi emarginati – anche per effetto del contestosocio-culturale in cui si vive – dalla possibilità di apprendere e di sviluppare‘competenze chiave’ necessarie per vi- vere in un mondo caratterizzato dall’economiadella conoscenza, traducendosi anche in minori opportunità di crescita dal punto di vistaemotivo e delle relazioni con gli altri; b) il mercato del lavoro, dove si passa da una logica di piena oc- cupazione generalmente con contratti a tempo indeterminato ad unrapporto di flessibilità o di precarietà; c) la famiglia, dove si passa da una normalestabilità delle relazioni a un frequente riposizionamento che porta a una pluralità di nuclei familiari e di forme di convivenza e una difficoltà di coltivare le relazioni oltre che diconfidare in esse; d) il welfare state, che da sistema di protezione di stampo universalistico e centralizzato capace di rispondere a bisogni standard e ogget- tivi,passa a una visione de-istituzionalizzata che però non riesce a rispondere ai bisogni complessi e soggettivi.
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Analisi socio-demografica del quartiere diSan Cristoforo
Il quartiere di San Cristoforo, delimitato secondo confini stabiliti in base ad in- dicatoridi matrice storico-sociale ed urbanistica (fig. 1), conta una popolazione residente di22.693 abitanti, di cui 51% maschi e 49% femmine. Il quartiere è stato suddiviso in 202 sezioni di censimento (reticolo in rosso), sulla base dell’ultimo aggiornamento deidati Istat al 2021. La fig. 1 evidenzia la presen- za di luoghi di culto e istituti scolastici‘in prossimità’ del reticolo in rosso che si caratterizzano per iniziative a beneficio delquartiere. Si tratta di attori che hanno attivamente contribuito al percorso partecipato ealla stesura del presente docu- mento e, pertanto, devono intendersi ricompresi nelleproposte programmatiche e operative.
Fig. 1 – Quartiere San Cristoforo (suddiviso in 202 sezioni di censimento, Istat 2021)
Fig. 2 – Densità della popolazione residentenel quartiere al 2021
Calcolo della densità abitativa, ovvero il numero totale di abitanti in rapporto all’areadella sezione in kilometri quadrati (Km2). La densità abitativa è espressa come il numerodi persone per unità di superficie e fornisce un’indicazione diret- ta di quanto sia“affollata” un’area.
Fig. 3 – Distribuzione della popolazione residente in età compresa fra i 5 e i 9 anni(%)
La mappa indica la percentuale di minori di età compresa tra 5 e 9 anni rispetto al totaledella popolazione residente nel quartiere.
Fig. 4 – Distribuzione della popolazione residente in età compresa fra i 10 e i 19 anni(%)
La mappa indica la percentuale della popolazione in età compresa fra i 10 e i 19 annirispetto al totale della popolazione residente nel quartiere.
Fig. 5 – Distribuzione della popolazione residente in età compresa fra i 20 e i 29 anni(%)
La mappa indica la percentuale della popolazione in età compresa fra i 20 e i 29 annirispetto al totale della popolazione residente nel quartiere.
Fig. 6 – Distribuzione della popolazionestraniera residente nel quartiere (%)
Fig. 7 – Distribuzione della popolazioneoccupata residente nel quartiere (%)
Nella mappa è indicizzato il dato degli occupati sulla popolazione residente nel quartiere in età occupabile, calcolato come il rapporto tra il numero di persone occupate e la popolazione totale in età lavorativa (15-64 anni).
Fig. 8 – Distribuzione della popolazione residente nel quartiere con titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado/qualifiche professionali (%)
Fig. 9 – Distribuzione della popolazione residente nel quartiere per fascia di età (%)
Il 38% della popolazione residente è under 30, mentre il 20,7% è over 60. All’inter- no delle suddette classi di età, ladistribuzione per genere registra un tendenziale bilanciamento, con una leggera prevalenza femminile all’aumentaredell’età, a partire dalle over cinquantenni.
Fig. 10 – Distribuzione della popolazione straniera o apolide residente nel quartiere per fascia di età (%)
La popolazione straniera residente, nel quartiere San Cristoforo conta 1.596 pre- senze, di cui il 60%maschi e il 40 %femmine. Di questi, il 30% proviene da Pa- esi UE e il restante 70% da Paesi Extra UE, la cui composizione vede il 65%di maschi e il 35% di femmine, dato che differisce dai residenti stranieri UE dove i maschi sono il 45,7 % e le femmine il54,3%.
Fig. 11 – Distribuzione degli stranieri per nazionalità (%)
La distribuzione percentuale degli stranieri residenti nel quartiere registra una presenza significativa dellapopolazione rumena (25%), seguono la bengalese (13 %), la senegalese e la nigeriana (11%) e la marocchina (8%).
Fig. 12 – Distribuzione del titolo di studio della popolazione residente nel quartiere (%)
Per quanto riguarda il livello di istruzione, il 7,9% della popolazione non possiede alcun titolo di studio. Seguono coloro chehanno conseguito la licenza elementa- re (19%) e la licenza media (48%), che rappresenta la quota più ampia. Il 20% ha conseguito il diploma o una qualifica professionale, mentre soltanto il 4,6% pos- siede un titolo di studio terziario osuperiore (lauree e dottorati). Ben il 75% dei residenti ha un titolo di studio che non va oltre la licenza media. Ladistribuzione dell’istruzione per genere non mostra variazioni significative, ad eccezione delle femmine, tra le quali il22,3% ha conseguito al massimo la licenza elementare, una percentuale leggermente superiore rispetto ai maschi.
Fig. 13 – Distribuzione del tasso di occupazione rispetto al genere e alla popolazione residente italiana e straniera
Il tasso di occupazione nel quartiere è pari al 31,6% rispetto alla popolazione tota- le residente. Tuttavia, questa percentualescende al 30,8% considerando soltanto i cittadini italiani, mentre sale al 39,7% tra gli stranieri. Il divario occupazionale tra maschi e femmine italiani è particolarmente marcato a discapito di queste ultime (lavora soltanto il 30,6%, rispetto al 69,4% dei maschi). È un divario che aumenta soprattutto nella popolazione straniera dove la percentuale delle donne che lavo- ra si contrae al 19,6%, rispetto all’80,5 % dei maschi).
Fig. 14 – Distribuzione in percentuale della popolazione per numero di componenti familiari
È importante osservare che il numero di famiglie rispetto alla composizione del nucleo familiare pesa sullapopolazione residente. Il 55,2 % della popolazione residente proviene da un nucleo familiare di 3, 4 o 5 componenti.
La differenza tra le due distribuzioni evidenzia che le famiglie numerose ab- biano un peso demograficosignificativo sul territorio, rispetto alle famiglie mo- nocomposte.
L’analisi dei dati socio-demografici restituisce almeno tre dimensioni delle vulnerabilità sociale che possono assumere una morfologia triangolare, lad- dove si dovessero ‘combinare’ fra loro, ossia
→ vulnerabilità connesse alla generazione di appartenenza (adolescenti, giovani, anziani)
→ vulnerabilità connesse alla componente di genere (in particolare la popo- lazione femminile)
→ vulnerabilità connesse all’essere stranieri/di origine straniera.
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Analisi di contesto
- Dato G. (1983), La città di Catania. Forma e struttura 1693 – 1980, Officina, Roma.
- Comune di Catania (1998), Relazione programma integrato di intervento “San Cristoforo Sud – variante al P. R. G. Vigente”.
- Per approfondire sul tema delle economie del quartiere, cfr. Fondazione con il Sud (2011), Progetto San Cristoforo. Un quartiere da vivere. Viviamolo insieme!
- Cfr.: https://www.istat.it/ audizioni/sicurezza-e-stato-di- degrado-delle-citta-e-delle-loro- periferie/ .
San Cristoforo è uno dei quartieri più antichi di Catania facente parte del primo Municipio denominato “Centro” checomprende anche i quartieri Angeli Custo- di, Antico Corso, Civita, Cappuccini, Fortino, Giudecca e San Berillo. Si trattadi una porzione del tessuto urbano che rientra all’interno della c.s. periferia sto- rica della Città risalente alle politiche di ricostruzione a seguito del terremoto del 1693 il cui disegno reiterava la demarcazione fra tipologie edilizie distribuite lungo i principali assi viari1. L’importante stratificazione storico-culturale emerge dal ricco patrimonio di archeologiaindustriale, dalle tracce laviche ivi presenti, dai monumenti entro e adiacenti il quartiere dai confini “sfumati”. L’esistenzadi edifici storici si accompagna ad un vivere subalterno connotato da ruderi molto spesso adibiti a depositi o discaricheall’aperto, ma anche da edifici che narrano la transizione tra storico e moderno dell’attività economico-produttiva(masserie, case coloniche, magazzini agricoli)2. Tipiche della zona sono le attività ricondu- cibili all’artigianato e al piccolo commercio (in alcune delle quali continua a registrarsi l’infiltrazione pervasiva della criminalità comune e organizzata): falegnameria e liuteria, lavorazione del ferro, del marmo, del tessile e del settore floreale3.
Negli ultimi anni il quartiere ha vissuto delle trasformazioni che ne hanno cau- sato un’evoluzione “a più velocità”. La zonapiù a Nord, contigua al Castello Ursino, nel cuore del centro storico catanese, ha registrato un cambiamento all’insegna dell’attrattività turistica: in poco tempo, sono nate e si sono concentrare diverse attività ricettive, tra le quali pub, ristoranti e bed&breakfast.
Nelle zone più interne del quartiere permangono condizioni di degrado so- cio-culturale ed economiche, con unapresenza significativa della criminalità. A “separare” le due zone la Via Plebiscito, arteria trafficata al mattino e pullulante di negozi e attività commerciali. Il quartiere, infatti, presenta una forte deprivazione socio-materiale, soprattutto a sud deiconfini interni al tessuto urbano.
Secondo i recenti dati della Commissione parlamentare di inchiesta sulle con- dizioni di sicurezza e sullostato di degrado delle città e delle loro periferie4, la popolazione del primo Municipio, al 2021, di età compresa tra0 e 14 anni è di 8.772, con un indice di non completamento del grado di scuola secondaria di primo grado pari a 8.3%,il più alto tra i Municipi. Il tasso di disoccupazione della popolazione residente è pari al 22,3 % e l’incidenza dei giovani chenon studiano e non lavorano è del 46% con una percentuale di uscita precoce dal sistema di istruzione dei ragazzi tra i18 e 24 anni stimata al 40%.
A San Cristoforo insistono vari operatori del sociale – luoghi di culto, parroc- chie, oratori, scuole, associazioni e centridi aggregazione – che provano a fornire ai giovani contesti postivi di riferimento e di accompagnamento che prevengano la devianza e li sottraggano allo scivolamento verso le “perverse attrattive” della criminalità comune e organizzata. Infatti,nel quartiere è confermata – pur nell’efficace e sistematica azione di prevenzione e contrasto delle Forze dell’Or- dine e della Magistratura – la presenza di diversi clan attivi, in particolare, nel traffico di stupefacenti, nelle scommesseillegali, nei giochi online, nelle estor-
- Cfr.: Direzione Investigativa Antimafia (2024), Relazione Secondo semestre 2024, Roma.
sioni, nel furto di autovetture, nella gestione dei rifiuti, nelle attività connesse all’allevamento, alle corse e alla vendita abusiva dei cavalli (Cappello-Bonaccorsi, Pillera-Puntina, Mazzei)5.
La presenza di numerose infrastrutture di servizi appare certamente un se- gnale incoraggiante per attività dirigenerazione socio-educativa e culturale, in un’area che negli anni è stata interessata da diversi piani e progetti diriqualifica- zione dagli esiti complessivamente poco efficaci. Tuttavia, preme sottolineare che la sola riqualificazione fisicanon può essere sufficiente per offrire un’alternativa alle giovani generazioni del quartiere, segnato da una importante trasforma- zione in senso multietnico, e alla componente femminile della popolazione residente, la cui presenza nel mondo del lavoro è fortemente rarefatta. È necessario realizzare luoghi densi di significato, di reti e coesione sociale. Nel quartiere, sono presenti alcune chiese (fig. 1), che in virtù di oratori e spazi per la socialità sono centri diaggregazione, dove, quotidianamente, centinaia di mino- renni si ritrovano per giocare e per attività di dopo-scuola.
Tra i presidi di servizio occorre ricordare le strutture scolastiche, in parti- colare gli istituti comprensivi “CesareBattisti”, “Dusmet-Doria”, “Rita Atria”, “San Giovanni Bosco” nell’area urbana del c.d. Fortino. Insiste nella zona anchel’ope- rato di associazioni civiche e culturali. Nella porzione di territorio del quartiere San Cristoforo si evidenzia infinela presenza di alcune strutture che potrebbero essere rifunzionalizzate, dopo aver accertato e valutata la titolaritàpatrimoniale del bene, come gli ex cinema “Caronda” (oggi area parcheggio in prossimità di Via Acquicella), “Midulla”(oggi Centro Polifunzionale Midulla, ossia uno spazio recuperato da una parte di attivisti del quartiere San Cristoforo) ed“Eliseo” (oggi edificio di pregio non accessibile e in condizioni fatiscenti, su via Garibaldi).
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Azioni di rigenerazione urbana integrata perfronteggiare situazioni di degrado,vulnerabilità e disagio sociale con specificoriferimento alle giovani generazioni
- APPROCCIO
Si è inteso promuovere azioni integrate – che presumono un coinvolgimento di soggettidiversi – pubblici, privati, associazionismo e terzo settore – per fronteg- giare situazioni di degrado fisico-ambientale, vulnerabilità socio-economica, disagio giovanile epervasività della criminalità organizzata e promuovere una piena inclusione socialeavendo presente, come detto in precedenza, una dimen- sione triangolare della vulnerabilità.
Il lavoro di quanti hanno partecipato alle assemblee e ai tavoli tematici (su specifici argomenti: “cultura e formazione”; “economia e occupazione”; “questio- ni urbanistiche”;“questioni sociali”):
→ ha permesso di registrare esperienze e valutazioni di bisogni crescenti che hannomesso in luce la necessità di risposte prioritarie, attente e adeguate;
→ si è ispirato a modelli basati sull’attivazione delle risorse locali, sulla realiz- zazionedi spazi per la vita collettiva in cui riallacciare i legami sociali, valo- rizzazione delle diverse identità e costruire nuove opportunità di vita, di formazione e di lavoro.
- AZIONI INTEGRATE
L’azione integrata va pensata sul triennio 2025-2027 in chiave sincronica che soltantoper esigenze espositive è schematizzata come segue:
→ il 2025 ad azioni di emergenza/urgenza;
→ il 2026 ad azioni di consolidamento/radicamento;
→ il 2027 ad azioni di sviluppo di empowerment, ossia di accrescimento della consapevolezza e della responsabilità per il mantenimento e per la valorizza- zione neltempo di quanto realizzato, “con una prospettiva lungimirante “poiché in alcune zone diCatania non servono iniziative sporadiche […] ma soluzioni durature” (come ricordatodall’Arcivescovo di Catania, Luigi Renna, il 4 febbraio 2025, in occasione della Messa peril Giubileo dei Devoti di Sant’Agata).
Parlare di integrazione significa, innanzitutto, avere la consapevolezza di un agireprogrammatico e progettuale ch’è pensato per il quartiere di San Cristofo- ro, maall’interno del più complesso e articolato quadro del PUG che definisce le principalidirettrici strategiche per l’intera area comunale (e che in un capoluogo
come Catania dovrebbe avere anche una visione sulla/per l’area metropolitana) facendoriferimento alla compresenza e alla interazione di diverse declinazioni di territorio (iquartieri/le municipalità) e del futuro della Città, tutte mirate alla sostenibilità ambientale, socio-economica e culturale.
Un’azione integrata per il quartiere quale unità territoriale di un tutto, ch’è la Città, motiva l’urgenza di istituire un Urban Center quale luogo di incon- tro e confronto sui temi della progettazione urbana, impegnato nello sviluppo economico e socialedella Città, nonché capace di riattivare i potenziali spaziali, socio-economici e culturalidei quartieri che compongono il capoluogo etneo.
Un Urban Center quale sede per confrontarsi e per riflettere fra cittadini, isti- tuzioni, associazioni, attori economici alfine di maturare sinergie e percorsi di innovazionesocio-culturale, in vista di una nuova idea di rigenerazione urbana integrata; nonchépercorsi di progettazione improntati ad un modello organizza- tivo disciplinato dalregolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni che – in attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale (di cui all’art. 118, c. 4,Cost.) – consente ai cittadini e all’amministrazione pubblica, in specie al Comune, disvolgere, su un piano paritario, attività di interesse gene- rale, concernenti la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni co- muni. Nonostante il ritardo che laCittà registra sul tema, si potrebbe aprire una stagione inedita per la progettazionepartecipata e condivisa all’indomani della legge regionale 13 agosto 2020, n.19 (“Norme per il governo del territorio”). Tra gli elementi di novità introdotti dallegislatore regionale c’è lo spazio assegnato al coinvolgimento della cittadinanza, riservando all’art.6 («Partecipazione») e suc- cessive “linee guida”, un’attentadefinizione del processo partecipativo. L’Urban Center, allora, potrebbe immaginarsi come “casa della Città” attraverso la quale sperimentare percorsi dipartecipazione e, quindi, momenti di confronto e discus- sione tra cittadini, tecnici e amministratori locali affinché gli spazi “agiti”, “costruiti” e“immaginati” possano trovare un’efficace sintesi in grado di veicolare coesione sociale e rispondere conseguentemente a forme articolate di giustizia spaziale.
- MAPPA DELLE AZIONI PRIORITARIE
La mappa si compone di due macroaree tematiche (definite Focus 1 e Focus 2) al cuiinterno ci sono una serie di azioni che si propone vengano attivate contem-poraneamente e in modo integrato.
Focus 1 – La rigenerazione degli spazi pubblici e privati per una maggiore vivibilità del quartiere
Si propone di promuovere una cura degli spazi pubblici e privati per conseguire undecoro urbano e configurare un ambiente accogliente e decoroso, che sug- geriscarispetto e sviluppi un sentimento identitario con riferimento al territorio del quartiere e,più in generale, della Città. Il quartiere di San Cristoforo è uno dei tanti luoghi storici dellaCittà di Catania dove ricorrentemente si vive senza sen- tirsi parte di una storiacondivisa o di un destino comune. La mancanza di spazi di aggregazione e diesperienze collettive fa registrare in queste aree relazioni sociali frammentate, incapacidi dare vita a un senso di appartenenza e respon- sabilità. Per queste ragioni sipreferisce parlare di rigenerazione urbana e non di riqualificazione, intendendo con‘rigenerazione’ una strategia per far convergere in una parte di città – ma con uno sguardo rivolto ad un’idea di città nel suo complesso – istanze urbanistico -architettoniche, economiche e socio-culturali. Di seguito gli interventi proposti:
→ il recupero e riuso del patrimonio edilizio e degli altri manufatti che costi- tuisconotestimonianza del processo di formazione ed evoluzione di insedia- menti storici(dall’archeologia industriale al paesaggio lavico);
→ recuperare il patrimonio edilizio abbandonato, degradato o sottoutilizzato e favorendo adeguati mix funzionali (a. ex mercato ortofrutticolo; b. ex cinema: “Caronda”, oggi area parcheggio in prossimità di Via Acquicella; “Midulla”, oggi Centro Polifunzionale Midulla, ossia uno spazio recuperato da una parte di attivisti delquartiere San Cristoforo; “Eliseo”, oggi edificio di pregio non ac- cessibile e incondizioni fatiscenti, su via Garibaldi);
→ riqualificazione degli assi viari originari e le relazioni con le altre porzioni della Città(storica e non), migliorando la percezione e la continuità dello spa- zio pubblico.
→ la regolamentazione delle destinazioni d’uso del patrimonio edilizio: (a) residenziale(b) turistico-ricettiva, (c) direzionale, (d) commerciale e artigia- nale, per evitare:
- pratiche speculatorie;
- di esporre ulteriormente il quartiere alla permeabilità di un agire criminale interessato ad investire nel settore turistico-ricettivo;
- il diffondersi del sovraffollamento turistico (overtourism) che impatta ne- gativamente sulla qualità della vita dei residenti, sul senso di appartenen- za aduna comunità e sull’identità del patrimonio edificato.
→ realizzare impianti sportivi pubblici (o riattivare quelli esistenti e non più funzionanti), come, ad esempio, scuole di danza, campi da basket e pallavolo, calcio;laddove possibile tale azione dovrebbe essere mirata all’interno delle strutturescolastiche affinché diventino un altro spazio pubblico che si “apra al quartiere”.
Focus 2 – Lo sviluppo del quartiere fra qualità della formazione, inserimento nelmercato del lavoro e promozione dell’inclusione sociale
Si propone di attivare percorsi che portino quante più persone possibili a trovare lavoro, valorizzando formazione, addestramento, affiancamento, nonché emancipa- zione, anche attraverso percorsi guidati all’auto-imprenditorialità. Un lavoro che non soltanto garantisca unreddito, ma che promuova il rispetto, la crescita e la stabilità personale. Questo è unelemento essenziale per il riscatto di chi vive in condizioni di emarginazione sociale eeconomica. Pertanto, è necessario adottare misure che incentivino l’occupazione deigiovani e delle donne e favoriscano, più in generale, l’inserimento lavorativo delle personein difficoltà economica, in particolare quelle che si trovano in condizioni di povertà relativa o assoluta. Si propone, altresì, di offri- re un supporto alla vita residenziale, nella prospettiva di generare attrattività e – an- nullando dall’interno le condizioni di area degradata – di favorirel’inclusione sociale, nonché l’interazione sociale dentro/fuori il quartiere.
Occorrerà, dunque, un’attività di coordinamento e integrazione fra le azioni svoltedagli attori del territorio tramite la costituzione di Comunità educanti sup- portate dallasottoscrizione di Patti educativi di comunità, strumenti di co-pro- gettazione e governance stabili degli interventi educativi che comprendano scuole, associazioni,parrocchie, ente locale. Il Patto Educativo di Comunità è uno strumento introdotto con ilDecreto del MIUR n. 39/2020 e adottato ormai in molti contesti sia per mettere in campo inmodo più efficace azioni di contrasto alla povertà educa-
- Il decreto interministeriale 23 maggio 2022, n. 77, prevede che, all’interno di ogni Distretto sanitario, definito come articolazione organizzativo- funzionale dell’ASL sul territorio, sia costituita una Casa della Comunità ogni 40-50 mila abitanti.
tiva che per rispondere in modo significativo al bisogno di co-progettare interventi educativi globali adeguati alle esigenzedella società contemporanea. Il Patto è uno strumento che unisce Enti Locali, Istituzioni scolastiche e soggetti attivi sulterritorio (associazioni, parrocchie, Università, enti del terzo settore) per una co-progettazione integrata e costante di tutte leazioni con finalità educative e una loro organizzazione che valorizza risorse umane, strutturali, economiche. La formalizzazionedel Patto si basa sull’individuazione dei soggetti interessati e la condivisione delle finalità di lun- go e medio termine da raggiungere su un territorio, ma la vita del Patto di Comunità ha la caratteristica della dinamicità, permettendo l’apporto dinuovi soggetti e una costante revisione di obiettivi e strumenti. Di seguito gli interventi proposti:
→ ripristinare un Servizio Sociale Territoriale in ogni Municipio e laddove ne- cessario – come nel caso di San Cristoforo – con sedi decentrate all’interno dello stesso Municipio. Dovranno essere il luogo presso il quale qualsiasi per- sona onucleo familiare può rivolgersi per verificare quali sostegni il Comune di Catania mette a disposizione per superare unafase di criticità o un momento di cambiamento e trasformazione della propria vita. Attraverso l’instaurarsi di unarelazione di aiuto, condotta con metodi professionali, si lavora per rinforzare, sviluppare e sostenere le risorse personali efamiliari già esistenti. Le persone e le famiglie che si recano al Servizio Sociale Territoriale potranno ricevere aiutoe sostegno per:
- informazioni e orientamento su servizi/interventi/prestazioni ad accesso di- retto pubblici e/o privati o del privatosociale;
- attivare un progetto di aiuto, di tipo socio-educativo o socio-assistenziale, concordato con la persona interessatae/o la sua famiglia;
- attivare e verificare periodicamente possibili interventi di sostegno economi- co; partecipare a incontri e gruppi disostegno alla genitorialità;
- attivare percorsi di mediazione familiare in situazioni di separazione;
- sostegno educativo e/o assistenziale a domicilio;
- accoglienza in centri o strutture diurne;
- accoglienza in strutture residenziali; accoglienza di tipo familiare.
Inoltre, per accrescere la risposta istituzionale dell’intera rete dei Servizi sociali professionali sul territorio, d’intesa conl’ASP, il Comune potrebbe favorire l’am- pliamento delle Equipe multidisciplinari integrate (EMI) che, ad oggi, sono 6 sull’intero territorio e garantiscono una elevata integrazione e una metodologia unica di intervento in tutti i Distrettiterritoriali dell’Asp di Catania, in modo da assicurare la piena attuazione delle funzioni di tutela dei minori destinatari di provvedimenti giudiziari civili e penali, ivi inclusi quelli riguardanti i minori vittime di abusi sessuali o maltrattamenti intra-familiari nell’ambito della provincia di Catania. Le EMI sono formate da assistenti sociali, psicologi e neuro-psichiatri, coinvolgendo, organizzativamente, oltre all’Unità Operativa Complessa (UOC) di Servizio sociale professionale, anchel’UOC Servizio di Psicologia, il Diparti- mento di Salute mentale, l’UOC Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.L’interazione con l’ASP potrebbe consentire di rispondere alle sfide dell’invec- chiamento progressivo della popolazioneresidente, attraverso un’assistenza sanitaria territoriale fondata su un nuovo modello organizzativo, finanziato dal PNRR, che la renda sempre più inclusiva e vicina alle persone, ossia le Case di Comunità che il decreto istitutivodefinisce come “luogo fisico di facile indi- viduazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sa- nitaria e socio-sanitaria”6 . I fondi del PON Metro Plus Inclusione del Comune di Catania potrebbero consentire questastrategia di presa in carico dei bisogni ispirata al servizio sociale di comunità, innanzitutto potenziando gli organici di assistenti sociali.
→ ampliamento dell’offerta formativa per i minori. L’ampliamento del tempo scuola“istituzionale” in tutti gli ordini di scuola (strumenti: locali mense scola- stiche, accordo con Ministero Istruzione). L’analisi dei dati ha fatto emergere che soltanto il 25% delle scuole del territorio sono a tempo pieno/prolungato. È dunque necessario che il servizio sia esteso attivando almeno una sezione a tem- po pieno o prolungato in tutte le scuole e gli ordini. Per ottenere questo obiettivo è necessario che ogni edificio scolastico abbia un locale adeguato e autorizzato in cui svolgere la mensa;infatti il Comune di Catania offre già il servizio di forni- tura dei pasti alle mense aglialunni delle scuole in cui si svolge il tempo pieno. Da tale azione ne deriverebbe: a) l’adeguamento dei locali che rientra, peraltro, in uno degli obiettivi individuati, della messa in sicurezza e adeguamento del patri- monioimmobiliare scolastico esistente; b) il potenziamento competenze di basefin dalla scuola primaria, per prevenire l’insuccesso scolastico (strumento:program- mazione scuole); c) l’opportunità ricreative/formative pomeridianeper i minori, anche attraverso l’azione coordinata delle associazioni, delle parrocchie (per tali interventi occorre verificare il piano di spesa su fondi PNRR dedicati alla scuola). L’attivazione effettiva delle sezioni a tempopieno/prolungato è subordinata in- fine alla concessione del personale docente daparte degli organi competen- ti (U.S.R. Sicilia per tramite dell’Ambito Territoriale diCatania), dunque il rag- giungimento dell’obiettivo dovrebbe prevedere un protocollo d’Intesa con l’U.S.R. che tenendo conto degli obiettivi posti conl’intervento sul quartiere San Cristoforo disponga un investimento in termini dipersonale nelle scuole del territorio.
→ organizzare percorsi formativi, di tirocinio e praticantato in un incubato- re diattività manuali e/o artigianali o semi-industriali, anche con il ricorso a saperidigitali, che permettano processi formativi innovativi (ad esempio: un artigianatodigitale che avvalendosi di stampanti 3D) per la realizzazione di complementi diarredo – lavorando ferro, legno e marmo che sono nella tra- dizione del quartiere –giocattoli, sistemi di illuminazione, design di gioielleria. Promuovere incubatori dimicro-imprese artigiane rappresenta un’opportunità concreta per favorireun’occupazione legale, rigenerando, al contempo, una cultura della legalità chepossa innescare un cambiamento profondo nel terri- torio (si potrebbe parlare di‘Botteghe della Legalità”); nonché realizzare hub di innovazione sociale, ossiapromuovere l’organizzazione di spazi di coworking per favorire l’innovazione el’imprenditorialità sociale, con l’obiettivo di attrarre popolazioni urbane, in particolaregiovani, anche da altri quartieri della Città di Catania. Tali hub possono ospitareanche centri civici culturali, ossia spazi pub- blici dove consentire la realizzazionedi mediateche e luoghi per la lettura, per lo studio e per iniziative culturali. In ognunodei percorsi formativi, è necessario affiancare la cultura dell’emancipazioneeconomica attraverso l’unione delle forze e cioè la cooperazione tra persone. Puntaresulla formazione, darebbe la possibilità di andare a lavorare non soltanto nel quartiere,riverberando ancora la prospettiva isolazionista, ma anche nel resto della Città, in unaprospettiva di contatto e condivisione degli spazi urbani non discriminatoria e senzacom- partimenti.
→ organizzare corsi di guida sicura, di introduzione all’auto-imprenditorialità, dicittadinanza attiva, di addestramento alle funzioni civiche primarie e al ri- spetto delle Istituzioni;
→ istituire ed insediare in loco un ITS (Istituto Tecnologico Superiore) che, per laconfigurazione data dall’ordinamento quale espressione di una strategia
fondata sulla stretta connessione tra politiche d’istruzione, politiche industriali,formazione e lavoro, potrebbe fungere da efficace e innovativa cinghia di tra- smissione tra le necessità di collocamento e il mondo produttivo, cosìdiventan- do una preziosa occasione di emancipazione e di riscatto;
→ stimolare l’insediamento di nuove attività economiche attraverso un piano di treanni (come immaginato dal D.L. 208/2024) che preveda: a) la defisca- lizzazionedella parte comunale dei tributi, b) procedimenti amministrativi per- fezionati in tempi celeri per il rilascio di autorizzazioni e permessi riguardanti un’imprenditoria attenta al reclutamento delle giovani generazioni, laddove possibileprovenienti dal quartiere;
→ supportare l’imprenditorialità femminile, anche attraverso laboratori artigia- nali (conriferimento al settore tessile sono già presenti iniziative in tal senso in contesti scolasticie associativi). Anche in questo caso è opportuno affiancare un percorso diavvicinamento alla cultura cooperativistica, che da più corag- gio e forza ad un gruppodi potenziali imprenditrici. La componente femminile (italiana e straniera) delquartiere va aiutata ad assumere un ruolo di cittadi- nanza attiva econsapevole. In questo senso, anche per coinvolgere tutte le mamme nell’adesione diun progetto di reale emancipazione, è fondamentale aumentare il numero diposti disponibili in asili nido, nonché il tempo prolun- gato/tempo pienonelle scuole, per dare spazio alle possibilità di impiego del tempo in senso educativo eformativo, di bambini e genitori. L’Istituzione di un servizio di asilo nido per ilsegmento 0-3, per sostenere l’azione educativa delle famiglie e liberare il tempodelle mamme (strumento: sede del servizio comunale, in considerazione del fatto cheil Comune di Catania sta già finan- ziando una rete di asili nido e centri per l’infanziariutilizzo, anche attraverso collaborazioni con il Terzo settore. Il potenziamentodel servizio 3-6, cioè della scuola dell’infanzia, con maggiori servizi, come pre epost-scuola, personale educativo aggiuntivo. Tali obiettivi possono essere raggiuntianche con il so- stegno alle scuole paritarie.
→ strutturare l’accesso a potenziali imprenditori al credito dell’Ente Nazio- nale per ilMicrocredito, realizzando un meccanismo di garanzia accessoria, che permetta difar ottenere piccole somme in prestito completamente ga- rantite. In tal senso, sipotrebbe replicare una prassi di successo, realizzata a Catania agli inizi degli anni2000, dal cosiddetto Patto per il Lavoro per la Città di Catania. Inoltre, nel caso diimprese sotto forma cooperativa, si potrebbero coinvolgere i fondi mutualisticinazionali;
→ rafforzare la residenzialità defiscalizzando parzialmente i tributi comunali, come peresempio la TARSU/TARI, per le famiglie con bambini che si insedino nel territorio delquartiere e strutturare incentivi di questo stesso tipo, magari rivolti all’IMU, per iproprietari di immobili che, conformi ai requisiti richiesti dalle norme che definisconola regolarità di impianti e strutture, li affittino a famiglie con bambini. Incrementarele imposte sugli immobili destinati ad at- tività turistica in modo progressivo, rispettoal numero di immobili posseduti.
→ promuovere e costituire, in una logica pubblico-privata, Comunità Energe- tiche chepossano lenire il diffuso fenomeno della povertà energetica e che, possano generare– con l’accumulo degli incentivi derivanti dalla produzione di energia elettrica verde –ulteriori fonti di finanziamento di servizi socio-assi- stenziali ai soggetti deboli delquartiere.
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Fonti di cofinanziamento
Eventuali altri fondi di finanziamento aggiuntivi (oltre quanto già ipotizzato con riferimento al microcredito) che potranno cofinanziare – in futuro – quanto già stanziato dal D.L. 208/2024:
→ PNRR per azioni su base di quartiere (in particolare per San Cristoforo);
→ Piano Sviluppo e Coesione della Città di Catania, che comprende: PON ME- TRO PLUS e Città medie del Sud: Progetto di Territorio Angeli Custodi-San Cristoforo,€ 16.900.000,00 (il programma si conclude al 31 dicembre 2029).
→ Programma per l’ambiente e l’azione per il clima LIFE 2021-2027 (https://www.mase.gov.it/pagina/il-nuovo-programma-l-ambiente-e-l-azione-il- clima-life-2021-2027), che, in una logica pubblico-privata, potrebbe vedere coinvolto l’areaSan Cristoforo nella costruzione di progetti per:
- natura e biodiversità
- economia circolare e qualità della vita
- mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici
- transizione all’energia pulita
Tenendo conto che San Cristoforo:
- presenta aree ampiamente inquinate che necessiterebbero di bonifica;
- è vicino al mare e quindi risentirà dell’innalzamento delle acque, dovuta al riscaldamento globale;
- la sua posizione è strategica per l’innesco di economia circolare che ri- guardino prevalentemente il porto e le sue attività;
- ha bisogno di moltiplicare la produzione di energia green, attraverso il fotovoltaico.
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Conclusioni
La città è organismo complesso che va governato con il contributo di tutte le espressioni delle Istituzioni (comprese scuole ed enti religiosi), della societàcivi- le e degli organismi culturali, sociali, economici e di rappresentanza. Da questo presupposto nasce la convinzione che governare processi di trasformazionedel territorio, non soltanto puntando su infrastrutture spaziali, è una sfida per Catania, affinché si progetti assieme per il bene comune. Il D.L. 208/2024 sollecita linee programmatiche di intervento con carattere di priorità e di urgenza, ma se venis- se menouna visione strategica sulla/della Città sarebbe difficile stabilire la gerar- chia degliinterventi. Per queste ragioni, gli auspicati cambiamenti devono essere introdotti concura, vanno condivisi e fatti conoscere durante la loro formazione, in nome di quella sussidiarietà orizzontale chiaramente espressa dall’art. 118 c. 4 della Costituzione. La partecipazione dei cittadini è un diritto/dovere e costituisce un attributoindispensabile per ottenere efficacia nei cambiamenti, perché è pro- prio dal grado disoddisfazione degli abitanti-utenti (dai residenti ai city user) che si misura il successo diun’azione di rigenerazione urbana integrata.
I processi partecipativi sono un approccio metodologico che conferisce citta- dinanzaterritoriale alle popolazioni urbane e consente di impostare domande di progettazionesociale e fisica a favore di un’area urbana e di definire un program-
ma di priorità negli interventi e di contribuire a rendere più condivise le decisionidell’Amministrazione locale. Quest’ultima acquisendo e valutando tali proposte feconda pratiche di partecipazione democratica.
Non c’è dubbio che la ‘velocità’ dei procedimenti (richiesta dal D.L. 208/2024) hacontratto i tempi a disposizione dell’Amministrazione locale per definire stra- tegie eprogrammi di progetto dettagliati, ma il percorso partecipato che ha por- tato alla definizione del presente documento è la prova che tali pratiche non rappresentano unrallentamento per il decisore politico, a livello locale, quanto, piuttosto, possonocontribuire a favorire il conseguimento di linee programmati- che condivise e inclusive,rafforzando il nesso fra azioni di governance e misure di government.
Il quartiere di San Cristoforo può essere, quindi, l’occasione per fare di Cata- nia unlaboratorio di democrazia partecipata che consideri opportunamente specificità localie componenti urbanistiche, socio-economiche e culturali, quali precondizioni per rendere davvero efficace e sostenibile una strategia di rige- nerazione urbanaintegrata che fronteggi situazioni di degrado, vulnerabilità e disagio sociale (comerecita l’art. 1 D.L. 208/2024).
Catania, 13 febbraio 2025
Sottoscrittori
Cantiere per Catania ACLI Catania aps
ADAS Ass. per la Difesa dell’Ambiente e della Salute Agesci Zona Etnea
Archè Impresa sociale
Arcobaleno Victorine le Dieu (soc. coop. soc) Associazione Cooperatori Istituzione Teresiana Catania Associazione AreaMediterranea
Associazione Cappuccini Associazione Catania risorge Associazione Culturale Dirty Dozen AssociazioneFamiglia e Solidarietà Associazione Italiana Maestri Cattolici Associazione Memoria e Futuro
Associazione SPES Cultura e Servizi tra la gente Azione Cattolica Italiana Diocesi di Catania Banco Alimentare dellaSicilia
Bartimeo XXI
Beato Dusmet (mensa Caritas)
C.A.I. Club Alpino Italiano Caritas Diocesana Centro Astalli
C.G.I.L. Segreteria provinciale Catania
C.I.S.L. Unione Sindacale Territoriale Catania Città dei ragazzi
CittàInsieme
Compagnia delle Opere Sicilia Comunione Liberazione Catania Comunità di Sant’Egidio Confcooperative
Consorzio Il Nodo soc. coop. soc.
Consorzio Solco rete d’imprese sociali soc. coop. soc. Cooperativa di Sviluppo Sociale
Cooperativa Futura89 Cooperativa Prospettiva
Coordinamento Povertà educativa e disagio minorile Delfino soc. coop. soc.
diametro – diario metropolitano futuro presente Famiglia Salesiana Catania
Famiglie per l’Accoglienza Catania Fenice soc. coop. soc.
Fondazione AVSI
Fondazione Francesco Ventorino Fondazione La città invisibile Fondazione Stella Polare
Forum delle Associazioni Familiari Catania Fraternità Laica di San Domenico
Gruppi volontariato Vincenziano Ispettoria Salesiana Sicilia
Istituto Comprensivo Statale Rita Atria Istituto Comprensivo Statale San G. Bosco Istituto Tecnico Industriale StataleCannizzaro Marianella Garcia soc. coop soc.
Missione Chiesa-Mondo Mosaico soc. coop. soc. Movimento Cattolico Pax Mecum Movimento dei FocolariCatania
Movimento Ecclesiale Impegno Culturale Movimento Pro Sanctitate Catania
M.C.L. Provincia di Catania Ordine Francescano Secolare
O.U.L.P. Osservatorio Urbano e Laboratorio Politico Parrocchia Angeli Custodi
Parrocchia Beata Vergine Maria Assunta Parrocchia Sacro Cuore ai Cappuccini Parrocchia Sacro Cuore di Gesù alFortino Parrocchia San Cristoforo alle Sciare Parrocchia Santa Lucia al Fortino Parrocchia Santa Maria dell’Aiuto Parrocchia Santa Maria delle Salette Parrocchia Santi Cosma e Damiano
Parrocchia SS Crocifisso Buona Morte e San Berillo in S. M. Ammalati
Serra Club Catania
Solidarietà che passione soc. coop. soc. SUNIA Sicilia
Suore Serve della Divina Provvidenza Team ti educa a migliorare soc. coop. Soc Terre des Hommes
UNICEF Comitato provinciale di Catania Unione Ex allievi Don Bosco Salette
Unione Ex allievi Don Bosco Salette – Periferie vive Unione Italiana Ciechi
Vivi il borgo
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