Negli ultimi mesi vi è stata una crescita delle richieste di aiuto, soprattutto alimentare, che arrivano dai cosiddetti “nuovi poveri”, che sono principalmente piccoli artigiani, commercianti e professionisti. In molti, sono stati costretti a chiudere la propria attività perché stritolati dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria, dal caro energia e da una stagnazione dell’economia. Povertà, dunque, in crescita esponenziale. In Sicilia, come nel resto del Paese, aumentano le persone che non riescono più a fare fronte ai bisogni, a partire da quelli alimentari. Un impoverimento che riguarda una fascia sempre più ampia di cittadini, costretti dalla crisi e dall’inflazione a rinunciare ad alcune priorità pur di arrivare a fine mese, o a rivolgersi agli enti assistenziali e caritativi.

Una situazione economica cristallizzata nei dati dell’ultimo rapporto Svimez e che le previsioni economiche non sembra riusciranno a modificare. I nuovi poveri avanzano e sono prevalentemente italiani, circa il 70% e molti di loro sono commercianti, artigiani e qualche libero professionista. Questo è l’identikit dei poveri che sono aumentati del 45 per cento, se si considera soprattutto il numero dei “nuovi afflitti”. A causa, pertanto, dei rincari dei beni energetici e alimentari l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe ancora crescere, con forti eterogeneità territoriali. Secondo le stime Svimez, nelle regioni meridionali si contano mezzo milione di poveri in più. Il caro bollette non è l’unico elemento che pesa nell’economia delle famiglie siciliane. L’aumento degli affitti e dei costi sui generi alimentari aggravano una situazione già delicata. Sarà stata forse la stagnazione economica scatenata tra il 2020 e il 2021 dalla pandemia, oppure, negli ultimi mesi, la crisi energetica innescata dalla guerra, con il caro-bollette che ha ulteriormente rallentato la produttività delle imprese e, dunque, il mercato del lavoro. Così nel giro di quattro anni, dall’era pre-Covid fino allo scorso 31 dicembre, la platea di beneficiari del reddito di cittadinanza (Rdc) in Sicilia è aumentata del 65%, superando la media nazionale (+55%) e piazzando l’Isola al secondo posto per incidenza di assegni staccati, con il 20% sul totale italiano e quasi due miliardi di euro spesi dallo Stato, un’asticella superata solo dalla Campania.

Il problema della povertà alimentare esiste e sono 4 le condizioni che vanno a determinare la sicurezza alimentare: una è legata alla disponibilità di cibo, una è l’accessibilità al cibo, alla sua utilizzabilità e infine alla stabilità. Queste quattro condizioni hanno determinato una serie di ragionamenti. Oggi la guerra sta generando nuove forme di povertà con flussi che si stanno muovendo anche in Europa. Questo certamente determina una situazione non semplice da affrontare e che forse non ci vede pronti. Oggi, infatti, vediamo aumentare la richiesta alimentare anche in territori e comunità che non hanno avuto fino a oggi problemi di mancanza di cibo. Il problema esiste ed è collegato anche a quello energetico, che può innescare un odio sociale che potrebbe sfociare in forti tensioni dovuti dalla disuguaglianza sociale. Per questo occorre intervenire. Il problema è che si pensava che la pandemia e quel che è successo nel corso dell’emergenza sanitaria fosse risolto, ma poi è scoppiata la guerra. Emergenza alimentare, analfabetismo, dispersione scolastica e formativa, sono complessivamente, gli aspetti più inquietanti e sociali che devono essere valutati al fine di porre rimedio alle diseguaglianze. Nel Mezzogiorno, dove le persone in povertà assoluta sono 2 milioni 455 mila, si confermano le incidenze di povertà più elevate. Pertanto, a livello nazionale anche tra le famiglie con persona di riferimento occupata l’incidenza della povertà assoluta è sostanzialmente stabile. Sono, infatti, circa 280 mila le famiglie meridionali con persona di riferimento occupata ad essere in povertà assoluta.

Silvestro Di Napoli

Qualche chiarimento è necessario. Per povertà assoluta intendiamo una situazione in cui una famiglia è al di sotto di una certa soglia di benessere. In questo caso, il reddito familiare non può soddisfare i bisogni primari della vita. Questi includono istruzione, assistenza sanitaria, riparo, acqua, elettricità e cibo. Anche se l’economia è in crescita, ciò non è interesse di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. La povertà assoluta varia da paese a paese a seconda delle sue condizioni economiche, sociali e politiche.

La povertà relativa, invece, è quando un reddito familiare è composto da circa il 50% in meno rispetto alla media. Viene spesso descritto come “privazione relativa”. Sebbene ci sia, cioè, un’entrata economica, le persone non riescono ad andare oltre l’essenziale. È opportuno, però, chiarire che questi cittadini si trovano in una condizione di povertà perché rispetto al paese in cui vivono hanno un patrimonio inferiore. Questo tipo di povertà può, in alcuni casi, essere influenzato anche dalla crescita economica. Tuttavia, può anche essere una struttura permanente. Insomma, tanto per intenderci avere “Internet” è già un privilegio…!


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