Sabato nelle principali città italiane migliaia di persone hanno manifestato contro l’invasione armata russa dell’Ucraina, chiedendo la fine dei combattimenti come successo in questi giorni in alcune città. A Roma, Catania, Milano e Torino, ma anche a Firenze, Napoli, Trieste e Cagliari, hanno partecipato alcune decine di migliaia di persone, compresa una folta rappresentanza della comunità ucraina in Italia.  Il Pontefice ha voluto appellarsi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. E’ opportuno ricordare il drammatico radiomessaggio di Pio XII rivolto ai governanti ed ai popoli nell’imminente pericolo della seconda guerra mondiale, il 24 agosto 1939: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri negoziati non è mai precluso un onorevole successo”.

Per la pace il tempo c’è sempre. Basta che ci sia la disponibilità a farlo. C’è ancora tempo per fermarsi, c’è ancora spazio per negoziare, c’è ancora posto per una soluzione che sia rispettosa degli interessi di tutti e che aiuti a costruire la pace. La guerra non è una ineluttabilità. La guerra è una decisione voluta dagli uomini, e questi stessi uomini possono anche fermarla, tenendo conto delle grandi sofferenze che produce.

Quanto sta accadendo al confine tra Ucraina e Russia preoccupa il mondo intero. Il rischio concreto di una guerra – o anche solo l’ipotesi che si possa scatenare un conflitto – turba gli animi, scuote le coscienze, aggiunge preoccupazioni alle tante che l’umanità sta già vivendo per la pandemia e per le altre “pandemie” che attraversano il pianeta: povertà, malattie, mancanza di istruzione, conflitti locali e regionali… È responsabilità di tutti, a cominciare dalle sedi politiche nazionali e internazionali, non solo scongiurare il ricorso alle armi, ma anche evitare ogni discorso di odio, ogni riferimento alla violenza, ogni forma di nazionalismo che porti al conflitto.
Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità! È la convinzione che ci muove alla vigilia dell’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo che si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio.
I popoli sono chiamati a convivere in pace. La cooperazione e il dialogo, accompagnati dalla diplomazia, siano regola e stile delle relazioni internazionali. E nel giorno in cui ricordiamo i santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa, facciamo appello alle comuni radici nella fede cristiana, che è messaggio di pace, affinché nel Vecchio Continente ci sia sempre convivenza rispettosa, collaborazione sul piano economico, rispetto e dialogo duraturi.
La pace è un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve mai rinunciare. Invochiamo il Signore nostro Gesù Cristo, principe della pace, e la Vergine Santissima, particolarmente venerata in Ucraina nella Basilica della Madre di Dio di Zarvanytsia, perché sia risparmiato un terribile flagello. Invitiamo tutte le Chiese d’Italia ad unirsi a questa intenzione di preghiera”. (La Presidenza CEI
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