
Nel 2023, i numeri della povertà assoluta in Italia sono ulteriormente aumentati. Sembra un lieve incremento, ma leggendo con attenzione le cifre, non può sfuggire la gravità della situazione socio-economica del nostro Paese.
Nel 2022, l’incidenza torna ad aumentare e arriva all’8,3%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione, che ha colpito in particolar modo le famiglie meno abbienti.
Nel 2023, con l’eliminazione del Reddito di cittadinanza, si registra un nuovo, seppur lieve, aumento: segno che le misure di contrasto alla povertà necessitano di una decisa inversione di rotta, che parta dal ripristino dell’universalismo selettivo come principio fondante del contrasto alla povertà. La categorizzazione della povertà, su cui si basa invece la legge 85/2023, lascia troppi poveri privi di sostegno. Anche se i risultati di queste misure potranno essere misurati solo il prossimo anno, quando saranno resi noti i dati relativi al 2024, intanto queste prime stime dell’Istat relativa al 2023 evidenziano non una situazione “stabile”, ma piuttosto un’emergenza socio economica che si sta cronicizzando.

I record negativi: minori e lavoratori dipendenti. La povertà assoluta nel 2023 fa registrare, secondo le stime Istat, ben due record negativi. Primo, quello sui minori: nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%: il valore più alto della serie storica dal 2014. Nel 2023, i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta sono pari a 1,3 milioni. L’altro record negativo riguarda le famiglie con persona di riferimento occupata: tra queste famiglie, l’incidenza della povertà assoluta nel 2023 si attesta all’8,2, contro il 7,7% del 2022: si tratta del picco più alto degli ultimi10 anni. Per le famiglie con Persona di riferimento Dipendente, il peggioramento è ancora più significativo: dall’8,3 del 2022 al 9,1% del 2023. Segno che neanche chi lavora può considerarsi al riparo dal rischio di povertà assoluta.

La povertà assoluta continua a colpire duramente anche le famiglie che devono pagare un affitto, così come le famiglie straniere. Ed è tutt’altro che una questione “meridionale”, visto che – sempre stando alle stime dell’Istat – lo scorso anno nel Nord le persone povere risultano 136 mila in più rispetto al 2022, al Centro aumentano di di 55.000, mentre al Sud si registra una diminuzione di 113 mila persone in povertà, pur se nel mezzogiorno l’ampiezza del fenomeno resta sempre più elevata e preoccupante…!
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