Secondo il rapporto annuale dell’Istat, il numero di individui in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni, mentre le famiglie sono raddoppiate da 800 mila a 1,96 milioni. In effetti la povertà̀ assoluta è purtroppo tre volte più frequente tra i minori con una incidenza che va dal 3,9% del 2005 al 14,2% del 2021. Una dinamica particolarmente negativa caratterizza anche i giovani tra i 18 e i 34 anni con valori da capogiro di quasi quattro volte superiore a quello del 2005. In sostanza, nel 2021, vi è stata una tendenza che non accenna a diminuire, con un milione 382 mila minori e un milione 86 mila giovani di 18-34 anni che sono in povertà̀ assoluta.

Da considerare inoltre che non stanno meglio neanche 734 mila anziani, tra i quali l’incidenza del disagio è del 5,3%. Inoltre, sempre secondo il rapporto annuale Istat, “le misure di sostegno economico erogate nel 2020, in particolare il reddito di cittadinanza e di emergenza, hanno evitato a un milione di individui, che sono circa 500 mila famiglie, di trovarsi in condizione di povertà assoluta”. Infatti, l’intensità della povertà, senza sussidi, nel 2020 sarebbe stata di 10 punti percentuali più elevata, raggiungendo il 28,8% a fronte del 18,7%. Le famiglie, infine, sono sempre maggiori e più piccole, cioè oltre 25 milioni nel 2020-2021. Allo stesso tempo diminuiscono le famiglie costituite da coppie con figli, che sono il 31,2% del totale nel 2020-2021, con un calo di 11,1 punti percentuali in 20 anni. Il Rapporto Annuale dell’Istat spiega che se queste tendenze continuassero con la stessa intensità di adesso le coppie senza figli potrebbero sorpassare quelle con figli entro il 2045.

“Nel Nord – evidenzia l’Istat – la crescita della povertà assoluta è stata molto accentuata nel 2020: l’incidenza tra gli individui è aumentata di 2,5 punti percentuali rispetto al 2019, raggiungendo il 9,3% (quattro volte il valore del 2005); nel Mezzogiorno, invece, un aumento marcato si osserva tra il 2011 e il 2013, quando si è passati dal 6,1 al 10,6%, e un ulteriore incremento si è registrato nel 2017.
Nel 2021, il Nord mostra segnali di miglioramento, mentre nel Mezzogiorno si raggiunge il punto più alto della serie (12,1%)”.
Il dato sulle famiglie con stranieri, disponibile solo a partire dal 2014, segnala come queste ultime presentino livelli di povertà assoluta quasi cinque volte più elevati di quelli delle famiglie di soli italiani che dal 2016 oscillano intorno al 25%.
L’Istat rivela anche che in un milione e 900 mila famiglie l’unico componente occupato è un lavoratore non-standard, cioè a tempo determinato, collaboratore o in part-time involontario. Questi occupati vulnerabili sono ormai quasi 5 milioni, il 21,7% del totale. E in 816 mila sono “doppiamente vulnerabili“, perché risultano sia a tempo determinato o collaboratori, sia in part-time involontario.

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