
Il processo di pace e mediazione continua, nonostante ancora non vi sia stato da parte della Russia un minimo accenno al cessate il fuoco. Gli effetti dirompenti della guerra si stanno riversando, così, sul tessuto sociale dell’Ucraina, con morti sempre maggiori e profughi che tentano di portare in salvo le famiglie dalla furia omicida di Putin. Ancora, purtroppo, non c’è stata nessuna manifestazione di volontà, da parte dell’invasore, di creare le condizioni per un dialogo. L’umanità è stravolta, i bombardamenti continuano, disseminando terrore e morte. La guerra in Ucraina oltre a sconvolgere le coscienze per quanto sta succedendo, sta allarmando tante famiglie italiane ed europee non solo per i costi energetici ed alimentari, ma soprattutto per le eventuali conseguenze che ne potrebbero ulteriormente scaturire.

Infatti “in caso di tagli alle forniture di gas da parte della Russia – spiega Consumerismo – il governo italiano sarebbe costretto a ricorrere al razionamento dell’energia e ad imporre ai distributori di limitare il prelievo di elettricità e gas dai contatori. Per l’energia ogni nucleo rischia di ritrovarsi con una capacità massima di consumo pari a 1 kW anziché 3 come previsto dagli attuali contratti per uso domestico e che impedirà alle famiglie l’uso contemporaneo di più elettrodomestici (forno, phon, stufe elettriche, microonde, ecc.) imponendo una modifica sostanziale delle abitudini quotidiane”.

Nessun allarme per adesso, però la situazione di precarietà ed incertezza, certamente non agevola il buon umore. Peraltro, per il gas la situazione potrebbe essere più complicata, in quanto il governo potrebbe decidere, in caso di estrema necessità, di sospendere le forniture in determinati orari del giorno, lasciando così condomini e abitazioni al freddo e senza la possibilità di utilizzare il gas per cucinare, lavarsi, scaldare l’ambiente. In tale contesto, osserva l’associazione consumatori, si potrebbe ricorrere, nell’immediatezza, a “metodi di riscaldamento alternativi al gas come stufe a pellet, legna, camini a bioetanolo…”. Nel breve periodo, invece, la soluzione si può scongiurare migliorando l’isolamento termico delle abitazioni e rendendo la propria casa autonoma sul fronte energetico installando pompe di calore e impianti fotovoltaici, così da coprire il 100% del fabbisogno familiare.

Per fare tutto ciò però si dovrebbe avere una adeguata copertura economica, che, invece, non c’è. Si ritiene, comunque, che attualmente non vi sono situazioni di emergenza, tali da dovere allarmare famiglie ed imprese. In ogni caso l’ora legale e l’inizio della stagione estiva dovrebbero essere elementi propizi per non destare ulteriori preoccupazioni. Prima il Covid, ora il caro bollette ed il forte rincaro generale dei prezzi e dei carburanti stanno mettendo, comunque, a dura prova la tenuta economica delle famiglie italiane, in particolar modo di quelle che si trovano nella condizione di povertà energetica. Si stima che in Italia ci siano 4 milioni di nuclei in difficoltà. Le famiglie più a rischio sono quelle con un elevato numero di componenti, che vivono in abitazioni datate e in cattivo stato di conservazione. A livello territoriale la situazione più critica si presenta nel Mezzogiorno e nel centrosud, dove la povertà energetica oscilla tra il 24 e il 36 per cento delle famiglie di quel territorio. Infatti, in questi ultimi 2 anni, secondo l’Istat, i nuclei dove il capofamiglia è un autonomo la situazione è peggiorata in misura esponenziale, rispetto almeno alle realtà famigliari dei lavoratori dipendenti.

Per migliorare la condizione di estremo bisogno è necessario, dunque, combattere efficacemente la povertà e l’esclusione sociale non solo a parole, ma creando le occasioni per incrementare la buona occupazione, sottraendo le famiglie dalle tenaglie dell’usura, dalla disperazione e dalle sirene della “malavita organizzata”.

Lascia un commento