Nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che quest’anno ha per tema “Verso un noi sempre più grande”, Papa Francesco all’Angelus ha rinnovato l’appello necessario a “camminare insieme, senza pregiudizi e senza paure, ponendosi accanto a chi è più vulnerabile: migranti, rifugiati, sfollati, vittime della tratta e abbandonati. Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo, che non escluda nessuno”.
Fede che appartiene al passato

Già Francesco aveva posto l’accento sulla scarsa testimonianza cristiana dei credenti e sulla stanchezza complessiva dell’Europa. “Tanti in Europa – aveva rilevato celebrando la messa con i vescovi nella Basilica di san Pietro – pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato. Perché? Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza”. Dio infatti “si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza. E se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici, la gente non vede il Buon Pastore”.
È Cristo stesso, infatti, a chiedere non di “dimostrare”, ma di “mostrare Dio”, e di farlo “non a parole, ma con la vita”. Gesù chiede “preghiera e povertà, creatività e gratuità”, dice il Papa. Da qui, un appello quasi estremo: “Aiutiamo l’Europa di oggi, malata di stanchezza – questa è la malattia dell’Europa di oggi – a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa. Non possiamo che dare tutto noi stessi perché si veda questa intramontabile bellezza”.
Il futuro è dei figli

Francesco era già intervenuto anche sull’ambiente. “Voi non siete il futuro, siete il presente. Noi siamo in evoluzione e dobbiamo andare avanti, dovete farlo per il vostro futuro e quello dei vostri figli. Vi auguro di fare chiasso, fatevi sentire!”.
Con riguardo alla Giornata per i Migranti, Francesco ha aggiunto nel dopo Angelus odierno di unirsi “a quanti, nelle varie parti del mondo, stanno celebrando questa Giornata. Grazie a tutti per il vostro impegno generoso!”. Infine ha invitato i presenti prima di lasciare la Piazza ad avvicinarsi alla Barca con i migranti, grande scultura bronzea a un lato del colonnato per soffermarsi “sullo sguardo di quelle persone e a cogliere in quello sguardo la speranza che oggi ha ogni migrante di ricominciare a vivere. Andate là, vedete quel monumento. Non chiudiamo le porte alla loro speranza”.
“Io sono credente”

L’invito del papa è ripetuto alla Chiesa a non sentirsi una comunità di élite, chiusa, diventando invece sempre più accogliente.
“Ogni chiusura, infatti, fa tenere a distanza chi non la pensa come noi e questo – lo sappiamo – è la radice di tanti mali della storia: dell’assolutismo che spesso ha generato dittature e di tante violenze nei confronti di chi è diverso…A volte anche noi, invece di essere comunità umili e aperte, possiamo dare l’impressione di fare “i primi della classe” e tenere gli altri a distanza; invece che cercare di camminare con tutti, possiamo esibire la nostra “patente di credenti”: “io sono credente”, “io sono cattolico”, “io sono cattolica”, “io appartengo a questa associazione, all’altra…”; e gli altri poveretti no. Questo è un peccato. Esibire la “patente di credenti” per giudicare ed escludere. Chiediamo la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del “nido”, quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono”.

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